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La rivoluzione ecologica
In Benin dove l'agricoltura biologica propone un interessante modello di sviluppo africano fondato sul rispetto della natura

La storia del Progetto Songhai incomincia nel 1984 quando un giovane informatico nigeriano laureato negli Stati Uniti, scioccato dalle immagini della carestia in Etiopia, decide di mobilitarsi attivamente per la sua gente. Il primo passo? Partire con la missione di distribuzione di viveri organizzata dalla raccolta fondi “USA for Africa”. A contatto con una realtà sconvolgente, comprende ben presto che l’Africa non può risolvere i suoi problemi continuando ad adottare modelli di sviluppo occidentali. Una presa di coscienza personale alimentata dalla concomitante scoperta della vocazione religiosa. Nel 1985 padre Nzamujo, agguerrito frate domenicano, raggiunge Porto Novo, in Benin, con l’idea di diffondere un modello di agricoltura fondato sul rispetto della natura. Oggi, grazie a lui, l'agricoltura biologica in Africa è una realtà: il progetto Songhai, che agli albori poteva sembrare l'utopia di un ecologista eccentrico, ha dato dei risultati sorprendenti. Uno schiaffo morale all'insostenibile efficienza occidentale.

Parola d'ordine: formazione
Songhai è allo stesso tempo un centro di formazione e di ricerca. Ogni sei mesi vengono scelti, soprattutto sulla base della reale motivazione, trenta allievi. Diciotto mesi di studio completamente gratuiti per imparare ad installare e a gestire, anche finanziariamente, una fattoria ecologicamente autosufficiente: dalla costruzione di un porcile o di un’incubatrice impiegando materiali locali, all’utilizzo di piante antiparassitarie per proteggere il raccolto.

Nel centro Songhai il ciclo energetico è completo: un ecosistema che per funzionare non ha bisogno di apporti esterni. Un’impresa agricola che funziona esclusivamente grazie a supporti tecnici, benzina, pesticidi ed elettricità prodotti e gestiti localmente. E così, per essere completamente indipendenti dall'Occidente, i rifiuti organici vengono utilizzati per produrre gas metano e fertilizzante, gli scarti della macellazione trasformati in larve di mosca per nutrire pesci e bestiame, i residui della spremitura dei frutti della palma da olio utilizzati come humus per la coltivazione dei funghi.

La teoria dei cerchi
“In occidente l'agricoltura biologica è quasi un passatempo per ecologisti alternativi o un po’ snob. Qui è invece l'unica via possibile. Come può un contadino africano comprare assiduamente sementi e pesticidi dall'Occidente?”. Il ragionamento di padre Nzamujo è logico e semplice: il modello di sviluppo occidentale non è in armonia con la natura, in quanto fondato su uno sfruttamento impietoso delle risorse del pianeta.

Il fondatore del centro Songhai disegna tre cerchi concentrici su un tovagliolo. "Il cerchio più grande è l'economia, il secondo cerchio rappresenta l'uomo e il più piccolo la natura, l'ultima preoccupazione. Tutto nel mondo occidentale è subordinato all'economia, anche l'essere umano. Il modello di Songhai è opposto: il cerchio grande è la natura, che contiene tutto e a cui tutto è subordinato, poi viene l'uomo e solo per ultima l'economia. Solo così lo sviluppo può essere veramente duraturo e sostenibile".

A sentirlo parlare padre Nzamujo sembra un utopista, ma dietro ai suoi discorsi si nascondono dei risultati stupefacenti: in quindici anni più di 150 fattorie sono state fondate dagli ex allievi del centro. E da qualche anno anche alcuni studenti occidentali raggiungono il centro per accedere a specifici corsi di formazione per imparare a gestire nuovi progetti di sviluppo eco-sostenibili in Africa.

Verdi speranze
Nel laboratorio di lotta biologica Elliott Wilson, il responsabile del settore ricerca e sviluppo, pesta in un gigantesco mortaio di legno le foglie e i semi di Neem, un albero diffusissimo nella regione. Dall'estratto si ottiene un prodotto assolutamente naturale capace di allontanare i parassiti dal raccolto per più di due settimane. “Certo, non ha la stessa efficacia di un pesticida chimico, ma produrlo non costa niente e non è tossico”.

Accanto a lui Thierry, un diciannovenne nato in Liberia. Orfano della madre deceduta a causa della guerra civile che da anni sconvolge il paese, con il padre, francese, è scappato a Marsiglia dove ha intrapreso degli studi di agronomia. Insoddisfatto dell’impostazione troppo teorica dell'insegnamento europeo, ma forse anche per nostalgia dell'Africa, decide di proseguire la sua formazione a Songhai.

“In Occidente non si pensa che all'apparenza. Per essere alla moda sei costretto a cambiare le scarpe da ginnastica ogni mese. Qui un paio di scarpe le porti per anni”. Durante il suo anno di permanenza a Porto Novo ha stretto una profonda amicizia con Franck, giovane beninese. Insieme hanno deciso di fondare un’azienda agricola in Benin. “

Dall'allevamento ittico
all'acqua per l'irrigazione
dei campi

Nei bacini per l’allevamento ittico i pesci vengono alimentati con larve di mosca.

Le larve di mosca sono prodotte lasciando deperire i rifiuti della fattoria (escrementi animali o scarti del mattatoio) in appositi bacini. Da esse si ricava anche una farina altamente proteica utilizzata per l'alimentazione del bestiame.

Anche l’acqua in cui sono allevati i pesci viene riutilizzata. Grazie al lavoro svolto da alcune piante l'acqua può essere riciclata per l'irrigazione dei campi. Il giacinto d'acqua, generalmente considerato infestante, si nutre dei residui organici presenti nell'acqua purificandola.

 

 

Dagli scarti organici
al gas biologico


In apposite cisterne vengono fatti fermentare alcuni prodotti organici come, per esempio, le foglie di giacinto d’acqua e gli escrementi animali.

Dopo 24 ore il gas prodotto viene convogliato in un serbatoio. Il materiale inutilizzabile viene invece recuperato dalla cisterna per essere utilizzato come fertilizzante.

Il metano prodotto per fermentazione viene utilizzato per usi alimentari e per l'illuminazione.

L’impiego della legna per cucinare, pratica universale nell’Africa sub-sahariana, causa gravi problemi di disboscamento, rendendo più rapido il processo di desertificazione.